PERCHÉ non va bene lo sport nella scuola (dove invece occorre l’Educazione Fisica)

Oggi il termine “sport” (e il suo corrispondente aggettivo “sportivo”) viene applicato a tutto ciò che concerne il movimento: fa “sport” chi gioca a calcio in serie A, ma anche chi fa una corsettina o addirittura chi porta a spasso il suo cane. Non solo: il gioco degli scacchi, le carte e persino i videogiochi sono diventate attività “sportive”. In questi ultimi casi, il termine pare usato in relazione al concetto di “competizione”, ritenuto essenziale nel contesto educativo e prerogativa dell’ambito sportivo. Ma soprattutto, nelle varie accezioni del termine, compare in modo sempre più insistente il fondamentale aspetto della “salute”, per cui “fare sport” appare come condizione indispensabile per il benessere di tutta la popolazione.
Già il confronto tra questi vari significati dovrebbe, di per sé, indurre una seria riflessione.  

Tale uso estensivo del termine, diffuso ormai a tutta la civiltà occidentale, è dovuto alla mancata percezione dell’esistenza di un’alternativa valida nel mondo delle proposte nell’ambito dell’esercizio fisico: infatti solo la conoscenza della storia dell’educazione fisica (e della Ginnastica, ad essa collegata) permette di chiarire i rispettivi ambiti di studio e di applicazione.

Tale storia infatti evidenzia i seguenti punti:

  • Lo sport, sia come origine del termine (svago, divertimento) che nelle sue prime manifestazioni (i Colleges inglesi della prima metà dell’Ottocento), così come anche nelle moderne teorizzazioni, non comprende la salute tra i suoi obiettivi primari: basato sulle varie “attività di svago” (giochi) in uso da secoli tra le popolazioni, esso è nato come modalità educativo all’interno della scuola (De Coubertin), ed ancora oggi gli obiettivi relativi alla formazione del carattere, alla socializzazione ed alla coesione sociale sono quelli maggiormente valorizzati dai teorici dello sport.
  •  L’educazione fisica (termine nato in ambito medico a fine Settecento) si è affermata come quella parte dell’educazione specificatamente rivolta al corpo ed alla sua salute; inizialmente ciò venne interpretato esclusivamente come igiene, ma la Ginnastica – la cui pratica in età contemporanea rinasce proprio in quegli anni, come quella parte dell’educazione volta specificatamente allo studio degli esercizi fisici per la salute del corpo – ha reso subito chiaro che era possibile mantenere lo stesso obiettivo pur oltrepassando i limiti posti dalle regole igieniche, fornendo al corpo la possibilità di essere non solo “in salute” (esente da malattie) ma anche in “buona salute” (efficienza fisica): tutto ciò, all’interno comunque di finalità educative, date dal contesto (“educazione fisica”) nel quale la Ginnastica è nata.
  • Il concetto di gioco ha avuto (e continua ad avere tutt’oggi) un ruolo fondamentale nella propaganda a favore dello sport che a fine Ottocento esponenti del mondo politico, con l’avallo del mondo scientifico, attuarono per sostituire con i cosiddetti giochi inglesi la Ginnastica, allora diffusa in tutta Europa come elemento fondamentale di educazione e salute. A questo proposito, va osservato che il cosiddetto “gioco sportivo”, concetto nato proprio in quegli anni, non ha le caratteristiche del gioco libero: nel “gioco sportivo” infatti non c’è autodeterminazione e il gesto tecnico, assai lontano dalla spontaneità presente nel gioco libero, è invece assai simile all’esercizio fisico come “atto motorio voluto e precisato”, presente nella Ginnastica. Va sottolineato inoltre che il gioco è una modalità di insegnamento previsto nella Ginnastica, e che il concetto di competizione (spesso valorizzato nello sport scolastico come fondamentale elemento di crescita e formazione del carattere) non è prerogativa dello sport, bensì, nel suo positivo aspetto di sfida con se stessi e con gli altri, appartiene a tutto l’ambito scolastico[1], dove comunque l’istinto competitivo viene guidato e gestito, mai esasperato.

Nel dopoguerra il mondo dello Sport ha continuato la sua grande diffusione, strutturandosi in modo sempre più capillare e soprattutto espandendo sempre più il suo significato: l’esperienza fascista aveva infatti cancellato la memoria della Ginnastica dei grandi Maestri, e lasciato solo la voglia di abbandonare per sempre anche il nome stesso di “ginnastica”.

Attualmente lo Sport è sempre più connesso con la politica e con l’economia, diventando, grazie allo sviluppo dei mezzi di informazione e della tecnologia, tramite e strumento per interessi economici e finanziari (sponsorizzazioni, diritti televisivi, calcio-mercato…), sempre più presenti e determinanti.
Nella sua accezione moderna, il termine dovrebbe quindi prendere atto di quelli che sono gli aspetti peculiari dell’attività propriamente sportiva, vale a dire: la specializzazione dell’attività, dei ruoli e degli spazi, la razionalizzazione e la stabilizzazione di regole, la spettacolarizzazione (quindi la presenza di un pubblico) e, soprattutto, la ricerca del risultato e la presenza di un premio.

In base a tutti questi elementi, la SIEF ha proposto quindi da tempo la seguente definizione di Sport.

Sport: Gara tra atleti finalizzata al conseguimento di un premio, mediante la vittoria

Accettando tale definizione, sarebbe possibile distinguere in modo incontestabile ciò che rientra nell’ambito dello sport e ciò che invece, non avendo queste caratteristiche, non ne fa parte. Ciò vale in particolar modo per l’Educazione Fisica scolastica e per tutte quelle attività di Ginnastica che, avendo per definizione come obiettivo la buona salute, vengono svolte (per piacere, passione o semplicemente per “stare bene”) da tutte quelle persone che non amano, non possono o alle quali semplicemente non interessa prepararsi o partecipare ad una “gara tra atleti finalizzata al conseguimento di un premio, mediante la vittoria”.

Questa distinzione permetterebbe di destinare ad ognuno di questi ambiti attenzione e soprattutto risorse dedicate, in base a priorità che potrebbero così essere frutto di scelta consapevole e mirata.

Diffondere infatti sempre e soltanto lo Sport significa non solo privare i bambini/ragazzi nelle scuole di un insegnamento fondamentale (quello di “imparare a muoversi”, proprio dell’Educazione fisica scolastica), a cui essi hanno diritto al pari degli altri insegnamenti; significa anche portare tanti di essi, nelle varie società sportive, ad intraprendere “carriere sportive”, che sono fonte di continui infortuni e , non di rado, di danni a volte permanenti: tutto ciò, in nome del binomio “Sport e salute”, che appare essere del tutto scorretto, pretestuoso e fuorviante.
Inoltre, nessuna attività sportiva è in grado di sostituire la Ginnastica Correttiva e la Ginnastica Medica, che sono delle branche particolari della Ginnastica, nelle quali le singole problematiche vengono affrontate in modo mirato ed efficace (tecniche I.D.): esse riguardano una parte sempre maggiore della popolazione, che essendo privata dell’Educazione Fisica attuata fin da bambini, appare sempre più soggetta ai Paramorfismi (Piede Piatto Lasso Infantile, Portamento Rilassato, Dorso Curvo Astenico…) e a deformità o problematiche legate all’apparato locomotore, queste ultime legate spesso ad una pratica irresponsabile dell’attività fisica.

Appare dunque oggi urgente affermare in modo assoluto la distinzione tra EDUCAZIONE FISICA e SPORT, distinzione avvalorata non solo dalla storia delle due discipline, ma dalla situazione in cui si trova la nostra società: con una popolazione sempre più anziana e sempre meno “abile”, con bambini e ragazzi portati a fare lo sport prima di aver imparato l’alfabeto motorio, con un mondo medico sempre più aggressivo nel proporre la chirurgia trascurando completamente e deliberatamente i risultati ottenuti con la Ginnastica Correttiva e Medica, e con una Università che, privata dello studio dell’Educazione Fisica, non riesce a formare competenze in grado di distinguersi in modo chiaro né dal mondo della Medicina né da quello dello sport, ed a colmare il vuoto lasciato dalla Ginnastica.


[1] «In molti la parola giuoco desta nella mente l’immagine di una palla o pallone o volano od altri oggetti simili, perché pensano a torto che la sostanza del giuoco consista nello strumento che vi s’impiega, mentre non è così. […] Quando i peripatetici passeggiavano lungo e sotto le logge degli antichi ginnasi ed il filosofo poneva la questione a cui ciascun discepolo s’ingegnava di rispondere meglio dei compagni, quello era pure un giuoco in cui la palla era rappresentata dalla domanda del maestro e la rimessa dalla risposta degli scolari. E se allora la scuola era chiamata ludus (giuoco) era appunto perché consisteva in una continua gara degli alunni nel tentare di superarsi reciprocamente. Felice quell’insegnante che sa in questo modo animare e guidare la sua schiera: è proprio lì dove apparisce tutta la sua nobilitate [sic(E. Baumann, Manuale di ginnastica italiana ad uso degl’insegnanti elementari e delle scuole normali, Roma 1916, III ed., pp. 329-30)..

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